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WhatsApp e mail sono prove valide per chiedere il divorzio per giusta causa?

WhatsApp e mail sono prove valide per chiedere il divorzio per giusta causa?

 

Ho deciso di dedicare un articolo a questo argomento perche da noi, in Fima Investigazioni, riceviamo tante persone che ci pongono questo quesito. D’altra parte è nella norma visto quanto è cambiato il modo di comunicare tra persone.

Cerco di fare chiarezza.

Non esiste nessuna legge che disciplina la valenza probatoria di WhatsApp, Sms, Chat ed E- mail o di qualsiasi altra comunicazione virtuale.

La PEC, invece, (posta elettronica certificata) viene considerata come una raccomandata poiché si riesce a avere data certa d’invio, data certa di ricezione e contenuto altrettanto certo.

Per il giudice quasi tutte le comunicazioni di tipo virtuale sono considerate né più, né meno come fotocopie quindi, sms, mail e chat sono, non sono altro che riproduzioni.

La legislatura, però, con l’avanzare dell’utilizzo della tecnologia e con l’aumento della digitalizzazione ha fatto grandi balzi in avanti e velocemente.

Ad esempio, la messaggistica virtuale lascia una traccia del contenuto del messaggio e dell’avvenuta comunicazione all’interno dei dispositivi utilizzati.

Non abbiamo però, nel mondo virtuale, un postino che può testimoniare ( il postino è un pubblico ufficiale ) con ricevute e firme che la raccomandata è stata consegnata. (la raccomandata è il nostro messaggio virtuale ).

Il destinatario/a del messaggio può sempre dire di non aver ricevuto alcun messaggio ed anche che il testo è stato alterato o che è stato artefatto con programmi di grafica o altri software.

Ma, non disperate, ci sono ancora diversi spiragli di possibilità per dimostrare l’invio e la ricezione di messaggi virtuali poiché sono dimostrabili:

  • Quando abbiamo una risposta del destinatario: se il destinatario di una mail, risponde alla stessa, non potrà certo dire di non averla ricevuta.
  • Quando il messaggio virtuale di qualsiasi tipo o addirittura lo scambio di messaggi NON vengono contestate DAL DESTINATARIO. Nel caso contrario, quindi se il destinatario sarà in grado di contestare il modo forte e realistico la ricezione o lo scambio di messaggi, la prova non avrà valore probatorio ed il giudice non la riterrà valida.
  • Se abbiamo un testimone che conferma di aver letto il messaggio o lo scambio di messaggi sul dispositivo, non appena arrivati.
  • Se mail, messaggi o whatsApp vengono consegnati ad un notaio che ne autentifica la riproduzione meccanica in una data certa.
  • Quando viene fatta fare una valida perizia informatica.
  • Se il dispositivo contenente le comunicazioni con messaggi, whatsApp, etc viene depositato nella cancelleria del giudice. In questo modo lui potrà verificare di persona i contenuti delle conversazioni.

Quindi qualche possibilità esiste per considerare la messaggistica virtuale con valore probatorio in una causa di divorzio.

Chiaro che più avremo prove concrete ed inoppugnabili del tradimento, meglio sarà.

Per questo motivo anche chi ha qualche prova di comunicazioni virtuali di tradimento preferisce sempre fare intervenire un’agenzia d’investigazioni con la richiesta di seguire il coniuge ed ottenere video o foto nonché la nostra testimonianza nel processo.

Video o foto insieme alla nostra testimonianza difficilmente possono essere contestati.

Ti trovi in questa situazione?

 

Fima Sicurezza ed Investigazioni.

Tel: 059 3966177

E.mail: info@sicurezzaeinvestigazionifima.it

Fima Sicurezza ed Investigazioni

La verità al primo posto.

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